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Formazione delle impronte

Come si formano le impronte

formazione impronteChe animali spesso grandi e pesanti come i dinosauri lasciassero impresse le loro orme sui substrati morbidi che calpestavano – fango, sabbia – non stupisce di certo. Ma cosa ha permesso alle loro impronte di conservarsi per milioni di anni nella roccia, giungendo fino a noi?

Dobbiamo anzitutto tenere a mente che ciò che oggi è solida roccia calcarea, al tempo in cui furono impresse le impronte era un fango calcareo depositatosi in un ambiente di laguna interna o di piana di marea, cioè in un ambiente marginale marino. La presenza di un tappeto di alghe microscopiche garantiva una certa stabilità alla superficie dello strato di fango, facendo sì che le impronte non fossero cancellate immediatamente dopo il passaggio degli animali o al primo ritorno dell’acqua durante l’alta marea. Un periodico apporto di sedimento fresco creava sempre nuove superfici da calpestare, mentre quelle vecchie finivano sepolte sotto una pila sempre maggiore di sedimenti, fino a raggiungere spessori di centinaia o anche migliaia di metri. Il peso degli strati sovrastanti contribuì a consolidare quelli inferiori, fino a produrre la roccia calcarea che oggi costituisce i rilievi del Gargano e delle Murge e che vediamo esposta nelle cave.

Come si formano le impronte di dinosauro
Quando l’erosione naturale o l’attività umana aprono la roccia lungo gli antichi giunti di strato, le impronte eventualmente presenti tornano alla luce sotto due forme: l’impronta vera e propria (concava) e la controimpronta (convessa), che è una specie di calco naturale sulla superficie inferiore dello strato che è andato a riempire le impronte. Non sempre entrambe sono abbastanza solide da conservarsi: se il riempimento si sgretola, rimane solo l’impronta, mentre se è lo strato calpestato a sgretolarsi, si conserva la sola controimpronta. Questo è il caso delle impronte di Borgo Celano, ragion per cui le impronte appaiono in rilievo anziché affossate.

Alle volte la roccia non si apre esattamente in corrispondenza della superficie calpestata dai dinosauri, ma lungo un giunto di strato collocato alcuni centimetri più in basso. In tal caso si possono trovare delle sottoimpronte, prodotte dalla pressione del piede dell’animale sugli strati sottostanti la superficie calpestata. Le sottoimpronte sono in genere meno definite delle impronte vere e tendono ad essere più grandi, perché la pressione trasmessa verso il basso le allarga circolarmente.