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Geologia

Il promontorio del Gargano è costituito da un’impalcatura di rocce calcaree e dolomitiche riferibili principalmente a cicli sedimentare dell’era Mesozoica ed in particolare al periodo Cretaceo. Durante tale periodo (che va da circa 65 milioni a 136 milioni di anni fa), la costruzione di scogliere da parte di organismi marini detti bio-costruttori, l’accumulo sui fondali dei resti calcarei, in particolare, di microrganismi, la precipitazione per via chimica bicarbonato di calcio, hanno costituito imponenti depositi di sedimenti calcarei. Questi processi di sedimentazione, che si verificano in bacini marini poco profondi, non furono omogenei e subirono delle variazioni che portarono alla formazione di strati di diversa litologia e vario spessore. I sedimenti, inizialmente incoerenti, col trascorrere del tempo, tramite lunghi processi di assestamento e compattazione (diagenesi), litificarono dando luogo a dure masse rocciose che, sul finire del Cretaceo (circa 60-70 milioni di anni fa), cominciarono ad emergere dal mare in seguito alle immani spinte dovute a quella che in geologia è chiamata tettonica delle placche. In conseguenza di tali sollecitazioni si produssero articolati sollevamenti e piegamenti che determinarono un’intensa fratturazione nelle masse rocciose caratterizzate da un comportamento molto rigido. Per meglio comprendere le cause della genesi e dello sviluppo delle morfologie carsiche, occorre considerare l’azione chimica che l’acqua svolge nei confronti delle rocce carbonatiche. A tal proposito è necessario precisare che queste rocce hanno la caratteristica di essere poco solubili a contatto con tale liquido. Tuttavia, le acque piovane nel corso dell’attraversamento atmosferico e del suolo vegetale si arricchirono di anidride carbonica, costituendo una soluzione acida in grado, a questo punto, di trasformare il carbonato di calcio in bicarbonato. Questo nuovo costituente chimico è molto più solubile in acqua e come tale può essere più facilmente asportato. Quanto accennato spiega il cosiddetto fenomeno del carsismo, fenomeno che è governato dalla seguente formula chimica:

CaCO+ H2O + CO2  à Ca(HCO₃)₂

Sui fondali marini emersi s’innestarono quindi i processi carsici che modellarono le rocce affioranti determinando la genesi delle morfologie tipiche che caratterizzarono questo fenomeno: valli carsiche, pianori a doline, campi solcati, grotte e voragini.

Com’è noto, le problematiche dovute all’inquinamento ambientale riguardano anche il nostro sottosuolo. In particolare le aree carsiche, con il loro patrimonio di cavità sotterranee, sono tra le più colpite, e ciò a causa della loro particolare vulnerabilità. I fattori del degrado sono molteplici e di varia natura. I danni prodotti vanno dal deturpamento e/o distruzione completa di quelli ambienti unici ed irripetibili che sono le grotte, all’inquinamento delle acque sotterranee. Come accennato in un pannello precedente, le grotte costituiscono la componente nascosta del paesaggio carsico. Purtroppo è proprio per questa caratteristica che talvolta vengono usate come discariche da chi, senza farsi molti scrupoli, trova in esse un comodo quanto economico sistema per disfarsi ed occultare i propri rifiuti. Particolarmente pericolosi, per l’integrità delle acque sotterranee, si rilevano i prodotti chimici usati in agricoltura (diserbanti, pesticidi, ecc.), le scorie derivanti dalle lavorazioni industriali ed i rifiuti ospedalieri. È emblematico, giusto per citare un caso relativo al Gargano, il grave inquinamento ambientale in atto nella Grava di S. Leonardo, in agro di S. Giovanni Rotondo, un’imponente voragine di sprofondamento in cui, da molti anni, giacciono quintali di medicinali scaduti ed altro materiale sanitario infetto.